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Qual è l’aspettativa di vita di un gatto norvegese delle foreste?

Qual è l’aspettativa di vita di un gatto norvegese delle foreste?

Un gatto norvegese con una farfalla poggiata sul naso

Uno dei segreti fondamentali del successo del gatto norvegese delle foreste in termini evolutivi risiede proprio nella caratteristica fisica che gli allevatore e gli appassionati catofili amano di questa razza: il suo meraviglioso manto setoso e morbidissimo. Proprio il pelo, infatti, è stato il protagonista indiscusso dell’adattamento del gatto al territorio delle foreste norvegesi, divenendo man mano più lungo, fitto e denso, fino a raggiungere la consistenza di una coperta completamente naturale. Grazie a questa sovrabbondanza di pelo che l’evoluzione concesse a quello che sarebbe diventato il norvegese delle foreste, ogni parte del corpo può rimanere al caldo.

Ma non è tutto: il folto sottopelo del norvegese ha anche la peculiarità di essere impermeabile all’acqua, una fattore determinante nell’allontanare l’eccesso di freddo e anche per adattarsi a nuove strategie di caccia, nell’acqua o nella neve. Questa doppia stratificazione, inoltre, torna ulteriormente utile in estate quando, al momento della muta del pelo, anche una buona parte del sottopelo viene persa, in modo che l’animale non soffra il caldo. Per maggiori informazioni su come prenderti cura del pelo del tuo micio, puoi leggere questo articolo.

Insomma, proprio il lucente e setoso mantello di questa razza è responsabile di un percorso straordinario che ha determinato la sopravvivenza di questo meraviglioso animale e gli ha donato una salute di ferro. Anche la genetica è dalla parte del norvegese: trattandosi di una razza nata in modo naturale, grazie alla selezione evolutiva e all’adattamento all’ambiente, non a incroci forzati dalla mano dell’uomo, molte delle fragilità che si riscontrano in altri gatti non la riguardano. Ciò non significa, tuttavia, che questo splendido micio sia del tutto immune alle patologie: in particolare, esistono alcune condizioni ereditarie che possono essere ereditate tra generazioni con una maggiore probabilità.

Quando si decide di adottare un norvegese, oppure se ne ospita già uno, è bene conoscere quali siano, in modo da poter monitorare i segnali del loro eventuale arrivo per poterle contrastare in modo efficace, garantendo al nostro amico il massimo benessere possibile. Inoltre, in affiancamento ai controlli in clinica, occorre prestare attenzione anche all’alimentazione, che deve essere bilanciata e ricca di proteine, adattandosi all’età in ogni fase della vita, in modo da contribuire ad allungarne l’aspettativa.

Le malattie più comuni

A questo proposito è fondamentale il prossimo passo: identificheremo le patologie che, nonostante la corporatura robusta, il gatto norvegese delle foreste presenta una certa tendenza a sviluppare. Si tratta di qualcosa che trascende lo stato di salute, delle problematiche che devono essere tenute sotto controllo affinché il nostro compagno possa continuare a condurre una vita tranquilla, nel più completo benessere, sia psichico che fisico.

Sebbene la resilienza sia la qualità fondamentale di questo micio, infatti, ciò non significa che esso sia immune da tutte le malattie e, come ogni razza, alcune si rivelano più frequenti e pericolose delle altre.

Cardiomiopatia ipertrofica

La cardiomiopatia ipretrofica (HCM) coincide con la malattia di origine cardiaca che più di frequente riguarda i gatti e il norvegese delle foreste non fa eccezione. Tecnicamente, essa consiste nell’accrescimento del volume del cuore, ma più precisamente riguarda in modo mirato la componente muscolare del ventricolo sinistro.

Le conseguenze possono essere una difficoltà nel flusso del sangue che, a lungo andare, può esitare in un’insufficienza cardiaca, frequenti aritmie e, nei casi estremi, può risultare fatale. L’HCM si verifica per cause ereditarie.

Erroneamente molte persone ritengono che il fulcro sia un regime alimentare scorretto, ma ciò è stato smentito dagli studi scientifici: l’origine è genetica, e lo dimostra la forte correlazione con il soffio al cuore già in gattini molto piccoli. In alcuni di questi casi un esame più approfondito, comprensivo di un ecocardiogramma, potrebbe rilevare la presenza della malattia già in tenera età.

La displasia dell’anca

La seconda patologia degna di attenzione è la displasia dell’anca, una malformazione della cavità in corrispondenza di questo distretto che, anche in questo caso, viene trasmessa geneticamente. Può raggiungere diversi livelli di gravità, da quello lieve che spesso è asintomatico, fino ai casi in cui comporta una zoppia grave e dolore, che con il trascorrere del tempo può degenerare.

I gatti che ne sono affetti possono limitare i sintomi attuando dei comportamenti adattivi, come eseguire movimenti lenti o evitare di saltare. In certi casi la perdita di peso può facilitare un recupero, mentre i farmaci possono contenere il dolore. Questa malattia si sviluppa fin da pochi mesi di vita. Quando si notano stranezze come particolare fatica nel muoversi o una postura della schiena spesso inarcata, o ancora un atteggiamento poco vitale e apatico, inusuale per un gattino, accompagnato da lamenti di dolore anche soltanto quando il piccolo viene accarezzato, è bene sottoporlo a una visita specialistica dall’ortopedico, che effettuerà un esame ai raggi X per diagnosticare la malattia. A seconda dell’esito, verranno proposte differenti soluzioni, che variano dalla somministrazione di antinfiammatori e controllo del peso fino all’intervento chirurgico, nei casi più gravi.

Glicogenosi IV

Infine, parliamo della glicogenosi IV, una malattia ereditaria che riguarda il metabolismo del glucosio e si deve a una scarsa disponibilità dell’enzima GBE (acronimo di Glycogen Branching Enzyme). Questa causerebbe la formazione anomala di accumuli di glicogeno, ovvero la molecola che costituisce la riserva di glucosio, con conseguenze che possono, purtroppo, essere molto severe per la salute del gatto.

Molte volte questa malattia condanna l’animale alla morte, spesso entro il primo anno e mezzo di vita, ma molti cuccioli nascono già morti o soccombono dopo poche ore. Ciò è dato dal fatto che lo scorretto assorbimento del glucosio comporta problematiche al cuore, tra le quali un’atrofia muscolare che ne inficia l’efficienza. Nonostante un test precoce sia in grado di identificare la presenza della malattia, non esistono valide cure a questo problema che, fortunatamente, si verifica molto raramente.

In ogni caso, i gatti norvegesi delle foreste che vengono selezionati per i programmi di allevamento, vengono sottoposti a screening appositi per limitare al massimo l’eventualità di trasmissione della malattia ai piccoli.

Conclusioni

In base a quanto abbiamo raccontato sul gatto norvegese delle foreste, possiamo affermare che si tratti di una razza dotata di una tempra davvero straordinaria, che le ha consentito di adattarsi con successo a un ambiente ostile, imparando a vivervi e divenendone il sovrano: un processo di adattamento che oggi ha lasciato in eredità a questo gatto un’aspettativa di vita elevata rispetto alla media di altre razze, ovvero 15-16 anni, e un corpo robusto e in grado di affrontare ogni circostanza.

Nonostante si tratti di un animale resistente a molte malattie, presenta comunque alcune debolezze, tutte di origine genetica, alcune curabili, altre che manifestano conseguenze implacabili, ma per fortuna molto rare. Il monitoraggio di queste condizioni rappresenta un elemento chiave per assicurare al nostro amico una vita sana, mentre un’attenzione particolare all’alimentazione, cure amorevoli e tutto l’affetto di cui ha bisogno gli garantiranno una vita lunga, sana e felice, circondato dall’amore della sua famiglia.

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